Forse, per aiutare i sindaci a uscire dalla deleteria solitudine in cui progressivamente sono stati rinchiusi, si deve intervenire sui nodi irrisolti nel sistema politico italiano. Un intervento duale che, dall’alto e dal basso, rimetta il Sindaco nelle condizioni di operare scelte “non obbligate” e condivise.
Si è affermata una malintesa autonomia locale che ha significato da un lato caduta di responsabilità dello Stato verso la condizione urbana e dall’altro un suo ipertrofico intervento legislativo sui bilanci e sulle amministrazioni degli Enti Locali, con l’esclusiva logica dei tagli.
La solitudine dei sindaci va superata soprattutto in basso verso nuove forme di democrazia cittadina. L’uomo solo al comando non ha funzionato nel Paese e gli italiani ne hanno preso atto in modo traumatico. Ma non funziona neppure nelle forme più dolci del governo comunale. I vantaggi iniziali della forte personalizzazione si sono tramutati spesso in evidenti difetti. Doveva assicurare stabilità di lungo periodo, ma non sempre il secondo mandato è stato migliore del primo. Doveva conferire potenza decisionale, ma quasi sempre questa viene spesa per interventi di corto termine e di sicuro impatto mediatico.
Si riapre il problema di una democrazia governante, di una mediazione nel corpo sociale, di una influenza reale dei cittadini sulla cosa pubblica. In una parola c’è bisogno di più
Partecipazione.Este, 03/05/2012
Natalino Boris Furlan